Fa sempre piacere notare come una figura mondiale usa e cita un autore come Certeau. Lo ha fatto ultimamente papa Francesco nella sua ultima enciclica Dilexit nos “sull’amore umano e divino del cuore di Gesù Cristo” (24 ottobre 2024). Citiamo immediatamente il brano in cui compare il nostro autore che il papa aveva già definito anni addietro “il più grande teologo del secolo scorso”:
24. Questo ha conseguenze sulla spiritualità. Ad esempio, la teologia degli Esercizi Spirituali di Sant’Ignazio di Loyola ha come principio l’ affectus. La dimensione discorsiva si costruisce su un volere fondamentale (con tutta la forza del cuore), che dà energia e risorse al compito di riorganizzare la vita. Le regole e le composizioni di luogo che Ignazio mette in atto funzionano sulla base di un “fondamento” diverso da esse, l’ignoto del cuore. Michel de Certeau evidenzia come le “mozioni” di cui parla Sant’Ignazio siano le irruzioni di una volontà di Dio e di una volontà del proprio cuore che rimane diversa rispetto all’ordine manifesto. Qualcosa di inaspettato comincia a parlare nel cuore della persona, qualcosa che nasce dall’inconoscibile, rimuove la superficie di ciò che è noto e vi si oppone. È l’origine di un nuovo “ordinamento della vita” a partire dal cuore. Non si tratta di discorsi razionali che bisognerebbe mettere in pratica traducendoli nella vita, come se l’affettività e la pratica fossero semplicemente conseguenze – dipendenti – di un sapere assicurato. [Cfr Michel de Certeau, Lo spazio del desiderio. Gli «Esercizi spirituali» di Loyola, in Il parlare angelico: figure per una poetica della lingua. Secoli XVI e XVII, Firenze 1989, 95-110.]
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